Disturbi di ansia e attacchi di panico
Esistono sei categorie principali di disturbi di ansia: fobie, disturbo di panico (attacchi di panico), disturbo d’ansia generalizzato, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post-traumatico da stress e disturbo acuto da stress.
Accade di frequente che un persona che soffre di un disturbo d’ansia manifesti anche sintomi considerati parte di un altro disturbo d’ansia; in questo caso si parla di comorbilità. Ciò dipende da due fattori: innanzitutto dal fatto che i sintomi che rientrano in questa categoria di disturbi non sono completamente specifici; per esempio i segni somatici dell’ansia (sudorazione, battito cardiaco accelerato ecc.) sono comuni sia al disturbo di panico, sia a quello d’ansia generalizzato che al disturbo post-traumatico da stress. In secondo luogo, le teorie correnti circa l’origine dei disturbi d’ansia sono applicabili a più di un disturbo; è stato proposto, per esempio, che l’incapacità di controllare i fattori di stress in cui ci si imbatte sia un aspetto importante nell’origine sia delle fobie che del disturbo d’ansia generalizzato.
1) LE FOBIE
La fobia viene definita come un comportamento di evitamento mediato dalla paura e in grado di interferire significativamente con le normali attività dell’individuo. Tale condotta di evitamento, inoltre, è sovradimensionata rispetto al pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici, e l’individuo ne riconosce l’irragionevolezza. Tra le fobie più diffuse sono presenti la paura delle altezze (acrofobia), la paura dei ragni (aracnofobia), la paura dei serpenti (ofidiofobia), la paura del sangue e delle ferite (emofobia), la paura degli spazi chiusi (claustrofobia), la paura dei luoghi pubblici (agorafobia), la paura di essere sepolti vivi (tafofobia) e la paura dei cani (cinofobia) ecc.
Le fobie specifiche
Le fobie specifiche sono paure ingiustificate, causate dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o di una situazione specifici. Molte paure specifiche non causano problemi così invalidanti da spingere la persona a cercare un aiuto esterno. Il termine fobia in genere implica una sofferenza psicologica soggettiva e una menomazione del funzionamento sociale o lavorativo come conseguenza dell’ansia.
Le fobie sociali
Si definisce fobia sociale, detta anche disturbo d’ansia sociale, una paura irrazionale e persistente, generalmente collegata alla presenza di altre persone. Questa condizione può essere estremamente debilitante, in quanto chi ne soffre cerca di evitare una particolare situazione in cui potrebbe essere oggetto di valutazione da parte di altri e rivelare segni di ansietà o manifestare un comportamento imbarazzante. Le fobie sociali possono essere di tipo generalizzato o specifico, a seconda della gamma di situazioni temute ed evitate. Negli individui che soffrono del tipo generalizzato il disturbo ha un esordio più precoce ed è spesso accompagnato da una maggiore tendenza alla depressione e all’abuso di alcool.
Il loro esordio è spesso localizzato durante l’adolescenza, quando la consapevolezza sociale e l’interazione con gli altri assumono un’importanza molto maggiore nella vita della persona. Non è raro tuttavia che queste paure si manifestino anche tra i bambini.
Riferimenti bibliografici:
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2) IL DISTURBO DI PANICO
Nel disturbo di panico vi è un attacco improvviso, e spesso inspiegabile, caratterizzato da un numero elevato di sintomi: dispnea (difficoltà di respiro, senso di affanno), palpitazioni, nausea, dolore al petto, sensazioni di soffocamento e asfissia, nausea, dolore al petto, capogiri, sudorazione e tremori, intensa apprensione, terrore e sensazione di disastro incombente. Inoltre la persona può essere assalita e sopraffatta da un senso di depersonalizzazione e di derealizzazione. La depersonalizzazione consiste nel percepirsi come distaccati da se stessi e dal proprio corpo; la derealizzazione è costituita invece da un senso di irrealtà del mondo. Altri sintomi frequenti sono la paura di perdere il controllo, di diventare pazzo o persino di morire.
Gli attacchi di panico possono verificarsi di frequente, per esempio una volta alla settimana o persino più spesso; in genere durano qualche minuto, raramente si protraggono per ore; a volte risultano associati a situazioni specifiche, per esempio guidare l’auto. Quando sono fortemente associati a fattori scatenanti di tipo situazionale, vengono definiti attacchi di panico causati dalla situazione (o provocati dalla situazione); quando tra l’esposizione allo stimolo e l’attacco esiste sì una relazione, ma meno forte rispetto al caso precedente, si parla di attacchi di panico sensibili alla situazione. Molto spesso tra un attacco di panico e l’altro è presente una forte ansia da anticipazione. Infine, gli attacchi possono verificarsi anche in presenza di stati mentali in apparenza benigni, come durante il rilassamento o il sonno, oppure in situazioni in cui paiono essere del tutto ingiustificati; in questi casi si parla di attacchi di panico inaspettati (non provocati).
Il disturbo d’ansia prevede la presenza oppure l’assenza di agorafobia. L’agorafobia (dal greco agorà, che significa <>) è un insieme di varie paure che hanno principalmente per oggetto i luoghi pubblici e frequentati, dai quali potrebbe essere difficoltoso allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto nel caso che l’individuo venga colpito da un attacco di panico. Semplificando molto le cose, si potrebbe riassumere l’agorafobia come la paura di avere un attacco di panico. Sono presenti la paura di andare per negozi a fare compere, la paura di ritrovarsi in mezzo alla folla e quella di viaggiare. Chi soffre di agorafobia prova spesso un forte disagio nell’allontanarsi di casa, e può anche evitare completamente di farlo. In questi casi si parla di disturbo di panico con agorafobia.
Riferimenti bibliografici
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3) DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO
La persona affetta da disturbo d’ansia generalizzato è preda di un’ansia persistente, spesso concernente piccole cose. Il carattere distintivo di questo disturbo è una preoccupazione cronica, incontrollabile, per qualsiasi genere di circostanza o attività; per esempio, queste persone possono essere costantemente terrorizzate dalla possibilità che a un loro figlio capiti un qualche incidente. Il disturbo è così pervasivo da essersi meritato l’appellativo di “ansia diffusa".
Sono inoltre frequenti sintomi somatici come sudorazione, vampate di rossore, batticuore, nausea, diarrea, sensazione di freddo, mani appiccicose, bocca secca, nodo alla gola, respiro poco profondo, pollachiuria (aumento della frequenza delle urine). Tutte queste manifestazioni somatiche riflettono l’iperattività del sistema nervoso autonomo. Anche la frequenza del polso e la respirazione possono essere elevate. A volte vengono lamentati disturbi alla muscolatura scheletrica: tensione e dolenzia muscolare, soprattutto nella zona della nuca e delle spalle; tic alle palpebre e in altre parti del corpo; tremori; facile affaticabilità e incapacità a rilassarsi.
Coloro che soffrono di questo disturbo sussultano facilmente e sono agitati e irrequieti; in genere sono apprensivi e spesso si tormentano immaginando qualche disgrazia incombente, come la morte. Molto comuni sono anche l’impazienza, l’irritabilità, gli scoppi d’ira, l’insonnia e la distraibilità, dovuti allo stato di continua tensione che la persona vive.
Esordisce tipicamente durante l’adolescenza, benché molte delle persone che ne soffrono riferiscano di averne sempre sofferto.
Riferimenti bibliografici
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4) IL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
Il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo d’ansia in cui la mente è invasa da pensieri persistenti e incontrollabili, o in cui la persona è spinta irresistibilmente a ripetere di continuo certi atti; ne conseguono un notevole disagio psicologico e una rilevante interferenza con le attività della vita quotidiana.
Di solito insorge agli inizi dell’età adulta, spesso in seguito a qualche evento stressante, come una gravidanza, il parto, un conflitto familiare o difficoltà sul lavoro.
L’esordio precoce è più comune fra gli uomini ed è associato a compulsioni di controllo; ovvero alla ripetizione di gesti e comportamenti che hanno la funzione di tenere costantemente sotto controllo l’ambiente circostante. L’esordio tardivo è più frequente fra le donne e si associa a compulsioni di pulizia, come ad esempio lavarsi frequentemente le mani, fare molte docce durante la giornata o pulire in continuazione le casa. A volte il disturbo è preceduto da un episodio depressivo, altre volte è il disturbo stesso ad essere seguito da depressione.
Il disturbo ossessivo-compulsivo può risultare associato ad altri disturbi d’ansia, in particolare a quello di panico e alle fobie, nonché a vari disturbi di personalità.
Le ossessioni sono pensieri, impulsi, o immagini a carattere invasivo e ripetitivo, che si presentano non voluti alla mente e appaiono irrazionali e incontrollabili all’individuo che li subisce. Se è vero che molti di noi possono avere fugaci esperienze di questo genere, per chi è afflitto da un’ossessione esse possono essere di tale intensità e frequenza da interferire pesantemente con il suo normale funzionamento. Clinicamente, le ossessioni più frequenti riguardano le paure di contaminazione che esprimono qualche impulso sessuale o aggressivo, oppure le paure ipocondriache di disfunzioni fisiche. Le ossessioni possono presentarsi anche come una forma estrema di dubbio, indecisione e procrastinazione.
Una compulsione è un comportamento ripetitivo o un’azione mentale che la persona si sente costretta ad eseguire per ridurre il disagio causato dai pensieri ossessivi o per scongiurare il verificarsi di una qualche calamità. Tale azione non ha alcun legame realistico con il suo scopo apparente, oppure è chiaramente eccessiva. Spesso la persona che soffre di questo disturbo continua a ripetere sempre la stessa azione perché teme che se mancasse di eseguirla ne deriverebbero conseguenze terribili. La frequenza con cui un’azione compulsiva viene ripetuta può essere elevatissima.
Le compulsioni più comuni hanno a che fare con la pulizia o con l’ordine, raggiunti solo in virtù di complicati cerimoniali che possono occupare ore, o persino la maggior parte della giornata; oppure con l’evitamento di determinati oggetti, come il tenersi lontani da tutte le cose marroni; o con pratiche ripetitive e protettive, alle quali il soggetto attribuisce un valore magico, ad esempio contare, pronunciare certi particolari numeri, toccare un talismano o una determinata parte del corpo; o ancora con un controllo continuo, come il ritornare indietro sette o otto volte per verificare di avere eseguito un’azione puntualmente già compiuta (per es. controllare di aver spento luce e gas, o di aver chiuso i rubinetti; di avere serrato bene le finestre e di aver chiuso a chiave la porta).
Si sente spesso parlare di giocatori d’azzardo compulsivi, oppure di mangiatori o bevitori compulsivi. Tuttavia, benché questi individui riferiscano di sentire una spinta irresistibile a giocare o a mangiare o a bere, sul piano clinico il loro comportamento non può essere considerato una compulsione, dal momento che viene spesso intrapreso con piacere. Una vera compulsione è sovente vissuta dalla persona come estranea alla sua personalità. Una conseguenza frequente del disturbo ossessivo-compulsivo è data dagli effetti negativi che questo ha sulle relazioni interpersonali, e soprattutto familiari, di chi ne è afflitto. Una persona soggiogata dal bisogno irresistibile di lavarsi le mani ogni dieci minuti, o di toccare ogni pomello di porta che incontra, o di contare tutte le mattonelle del pavimento di un bagno, ha buone probabilità di suscitare preoccupazione, e persino risentimento, nel coniuge, nei figli, negli amici o nei colleghi di lavoro. Può accadere che i sentimenti antagonistici provati da queste altre persone e percepiti da chi soffre del disturbo provochino depressione e ansia generalizzata, creando quindi le condizioni per un ulteriore deterioramento delle sue relazioni interpersonali.
Riferimenti bibliografici
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5) DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS
Questo disturbo si verifica in seguito ad un trauma molto forte subito dalla persona. Nel disturbo post-traumatico da stress si ha una risposta estrema ad un fattore fortemente stressogeno, risposta che comprende un aumento notevole del livello di ansia, l’evitamento degli stimoli associati al trauma e un indebolimento della reattività emozionale. Benché già in precedenza vi fosse la consapevolezza che gli eventi traumatici vissuti in combattimento potevano produrre nei soldati effetti negativi molto potenti, furono le conseguenze della guerra del Vietnam a sollecitare il riconoscimento di questo nuovo disturbo, il quale non risulta solamente da esperienze di guerra ma anche, per esempio, da violenze fisiche e sessuali.
Il disturbo post-traumatico da stress, o PTSD (dall’inglese post-traumatic stress disorder), risulta definito da una costellazione di sintomi; ma a differenza di quanto avviene per altri disturbi psicologici, nella definizione di questa condizione è compresa anche la parte riguardante l’origine della stessa, ovvero un evento traumatico che la persona ha vissuto direttamente, o a cui ha assistito, e che ha implicato morte, minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri. L’evento deve avere creato una paura intensa, orrore e un senso di impotenza.
Il disturbo post-traumatico da stress si differenzia dal disturbo acuto da stress in base alla durata dei sintomi. Mentre il disturbo acuto da stress si risolve in genere entro un mese dal suo esordio, quello post traumatico continua. Quasi tutte le persone che vivono un’esperienza traumatica subiscono uno stress, ma non è detto che questo provochi la comparsa di un disturbo vero e proprio. Si parla di disturbo quando la persona, a causa dei sintomi provocati dal trauma, vede il proprio funzionamento sociale o lavorativo compromesso in maniera significativa. Il disturbo post-traumatico da stress è determinato da un evento esterno, non nella persona.
I principali sintomi sono tre:
1. Chi soffre del disturbo rivive persistentemente l’evento traumatico, anche attraverso incubi notturni. Stimoli che rappresentano simbolicamente l’evento (per es. il tuono, che ricorda a un reduce il rombo del campo di battaglia) oppure gli anniversari di una determinata esperienza causano intenso disagio psicologico. Il fatto di rivivere l’esperienza traumatica è un aspetto la cui importanza non può essere sottovalutata, dato che è la fonte probabile delle altre categorie di sintomi. Secondo alcune teorie, il rivivere l’evento traumatico sarebbe la caratteristica centrale del disturbo post-traumatico da stress, in quanto la persona non sarebbe in grado di integrare l’evento traumatico all’interno della sua esperienza di vita e delle sue convinzioni preesistenti.
2. Un altro comportamento cruciale del disturbo è costituito dall’evitamento degli stimoli associati con l’evento e dalla attenuazione della reattività generale. La persona cerca di evitare di pensare al trauma o di essere esposta a stimoli che possano riportarglielo alla mente; a volte può essere incapace di ricordare aspetti importanti dell’evento traumatico. L’abbassamento della reattività generale si manifesta nel diminuito interesse per gli altri, in un senso di distacco e di estraneità, e nell’incapacità di provare emozioni positive. Questi sintomi sembrano essere contraddittori con quelli esposti poco più su; in realtà il disturbo post-traumatico da stress è caratterizzato da fluttuazione, ovvero dal passaggio attraverso fasi alterne in cui la persona dimentica l’esperienza traumatica e altre in cui essa riaffiora violentemente.
3. Infine sono presenti sintomi di aumentata attivazione fisiologica. Questi sintomi comprendono la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, la difficoltà a concentrarsi, l’ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme. Studi di laboratorio hanno confermato questi sintomi clinici documentando l’aumento della reattività fisiologica nei pazienti affetti da disturbo post-traumatico da stress, aumento finalizzato a combattere le immagini prodotte dalla loro mente e la notevole intensità delle loro risposte di allarme.
Altri problemi che si associano spesso a questo disturbo sono ansia, depressione, rabbia, senso di colpa, abuso di sostanze (automedicazioni per alleviare il disagio), problemi coniugali e sul lavoro. Comuni sono anche i pensieri e i progetti di suicidio, e così pure episodi esplosivi di violenza e problemi di natura psicofisiologica connessi con lo stress, come dolori lombari, cefalea e disturbi gastrointestinali.
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6) DISTURBO ACUTO DA STRESS
Il disturbo acuto da stress è simile a quello post-traumatico. In entrambi i casi la persona ha vissuto un evento traumatico che ha implicato la morte o la minaccia di morte, o gravi lesioni fisiche o una minaccia all’integrità fisica propria o altrui. La persona ha reagito all’evento con intensa paura, sentimenti di impotenza e di orrore. Sono presenti sia il rivivere persistentemente l’esperienza traumatica, l’evitamento degli stimoli che possono ricordarla e i sintomi di aumentata attivazione fisiologica.
Le uniche differenze con il disturbo post-traumatico da stress sono la durata dei sintomi e la presenza di sintomi dissociativi. Infatti il disturbo acuto da stress ha una durata che varia da pochi giorni a un mese circa, mentre il disturbo post-traumatico ha una durata maggiore; inoltre il disturbo acuto da stress presenta sintomi dissociativi quali l’amnesia dissociativa, la fuga dissociativa, la depersonalizzazione e la derealizzazione.
L’amnesia dissociativa si caratterizza per la presenza di episodi di incapacità di ricordare dati personali importanti, ivi compreso l’episodio traumatico. La durata del sintomo è in genere breve ed esso scompare all’improvviso. La fuga dissociativa si manifesta con un allontanamento inaspettato dai luoghi in cui la persona abitualmente risiede, con incapacità di ricordare il proprio passato. Inoltre può presentarsi confusione circa l’identità personale o l’assunzione di una nuova identità. La derealizzazione consiste nel provare un forte senso di irrealtà o di distacco dalla realtà, mentre la depersonalizzazione si manifesta con un senso di distacco e di estraneità da se stessi, come se la mente si trovasse al di fuori del proprio corpo. Queste sensazioni sono dovute ad un tentativo estremo di prendere una distanza emotiva dall’evento traumatico e di rendersi estranei ad esso.