Cosa sono le psicopatologie

La psicopatologia

secondo Il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quarta edizione)

la psicopatologia è la branca della psichiatria e della psicologia clinica che si occupa genericamente dello studio dei disturbi mentali e delle patologie ad essi connessi, occupandosi di criteri diagnostici e classificativi a sostegno della salute mentale.

I disturbi psicopatologici o disturbi mentali possono essere suddivisi in due principali categorie:

  • disturbi da cause organiche: in questa tipologia di disturbi è riconoscibile un’alterazione anatomica quale esito di cerebropatie, trauma cranico, problematiche vascolari (aterosclerosi cerebrale), tossiche (etilismo cronico), infettive (encefalite e suoi postumi). Queste alterazioni organiche determinano disabilità differenti secondo la causa, la zona colpita e la gravità dell’evento; sono in genere associate a disturbi della percezione, del pensiero, dell’area affettivo-emozionale e del comportamento;
  • disturbi da cause non organiche: sono affezioni in cui non viene identificata una causa riferibile ad alterazioni fisioanatomiche, ma riconducibili a cause psicologiche o ambientali.

le patologie prettamente psicologiche, ossia i disturbi che si presentano in assenza di alterazioni organiche, e non trovano altre possibili spiegazioni.

Per definire patologico un comportamento umano sono necessarie alcune caratteristiche fondamentali, fra cui: l’infrequenza statistica, la violazione delle norme sociali, il disagio individuale, l’incapacità o disfunzione e l’imprevedibilità. Esse devono essere tutte quante presenti contemporaneamente, altrimenti non si può parlare di patologia mentale.

Con il termine infrequenza si intende la scarsa presenza dei sintomi manifestati dalla persona afflitta dal disturbo nella popolazione.

Un altro elemento da tenere in considerazione per determinare l’anormalità di un comportamento è se esso vìola le norme sociali oppure se rappresenta una minaccia o una fonte di ansia per chi ne è spettatore.

Una ragazza anoressica che si autoinfligge una punizione severa come l’astinenza dal cibo è un esempio molto evidente di quanto appena esposto.

Anche i complessi rituali di una persona che soffre del disturbo ossessivo-compulsivo e la conversazione con voci immaginarie del paziente afflitto da un disturbo psicotico rappresentano in maniera chiara questa definizione.

La terza caratteristica del comportamento anormale è la sofferenza individuale che causa, suscitando nella persona un tormento persistente. Tuttavia è bene specificare che non tutti i problemi di natura psicologica generano angoscia e sofferenza: lo psicopatico, per esempio, tratta gli altri con la più totale indifferenza e può violare ripetutamente la legge senza mai provare forme di rimorso o senso di colpa.

La percezione della sofferenza è soggettiva, e per poter parlare di patologia deve esserci da parte dell’interessato una esternazione del suo disagio.

L’incapacità o disfunzione rappresenta invece una menomazione del normale funzionamento di una persona per esempio una compromissione delle abilità sociali o lavorative. Nel caso di un fobico una limitazione di questo tipo potrebbe essere dovuta alla incapacità, causata dalla paura, di salire su un aereo. Anche in questo caso non esistono criteri oggettivi per misurare la compromissione del funzionamento di una persona, dal momento che esso è dato da un insieme di fattori soggettivi non sempre evidenti. Tornando all’esempio di poco fa, si potrebbe a tal proposito ipotizzare che l’impossibilità di prendere l’aereo per spostarsi possa causare gravi difficoltà a chi deve volare per lavoro, mentre non rappresenti un problema per chi non ha bisogno di farlo. L’ultima caratteristica della patologia mentale, l’imprevedibilità, si riferisce alla impossibilità di prevedere il comportamento che ne deriva. Nel caso dei disturbi d’ansia, per esempio, la reazione di paura o di panico si verifica in maniera imprevista, in assenza di reali segnali di pericolo.