Ancora oggi non saprebbe dire se si trattasse di incoscienza o di assoluta fiducia. Aveva 12 anni e pesava a mala pena 30 chili.

Era figlio di un veterinario di campagna vecchio stampo, quelli che le paure vanno prese di petto, senza starci a pensare troppo.Quel giorno, come tante altre volte, lo aveva accompagnato in una masseria per una fecondazione artificiale di una razza bovina che in gergo veniva chiamata”pezzata nera”.

Finito il lavoro, suo padre chiese all’allevatore alcune informazioni riguardo lo stallone nero che avevano notato al loro arrivo.Pareva che il cavallo fosse particolarmente irrequieto, ma ben domato.Il veterinario conosceva bene la passione di suo figlio per i cavalli e gli propose di fare un giretto.

Avuto il consenso da parte del proprietario si avvicinò all’animale e notò che aveva una cavezza di corda fatta a mano.Allora fece qualcosa che non aveva alcun senso. Staccò due rami di ulivo legandoli alla meno peggio ai lati della cavezza come redini ed esortò il ragazzo a salire in groppa. Quest’ultimo non si pose troppe domande e senza farselo ripetere due volte saltò.

Appena lo fece, il cavallo impennò e cominciò a correre furiosamente. Il ragazzo avvertì tutta la forza dell’animale e per un attimo si sentì trasalire da una emozione di paura mista a piacere. Sentiva il sangue scorrere più veloce in tutto il suo corpo e i muscoli immediatamente pronti a sostenere uno sforzo inaspettato. Senza reali aspettative e nell’assurdo tentativo di controllarne la corsa e la direzione, provò a tirare le redini di ulivo che si staccarono in un attimo. Strinse le sue esili gambe ai fianchi dell’animale e si aggrappò ai crini con tutta la forza di cui disponeva. Di colpo si rese conto di sentire un velocissimo palpitìo dal petto del cavallo. Capì che entrambi stavano provando un emozione potente.

Si sintonizzò sul galoppo e si coordinò con esso assecondandolo, fino a sentirsi un corpo unico con l’animale.

Capì che non c’era nulla da temere, desiderò che l’emozione di quel momento non finisse più.Ancora oggi non saprebbe dire se si trattasse di incoscienza o di assoluta fiducia.

Fu di certo uno dei momenti più intensi della sua esistenza, il modello che avrebbe determinato molte delle sue scelte.