Bianco un bellissimo cavallo che aveva sempre vissuto libero, pascolando nei prati più verdi e bevendo nei torrenti più limpidi, un giorno fu inseguito e catturato, trovandosi improvvisamente intrappolato in una vita che non conosceva e che lo spaventava.

La sua gabbia consisteva in un recinto fatto di paletti e di un leggerissimo filo appena visibile. Era convinto di poter fuggire facilmente, ma non appena si avvicinava al limite del recinto, avvertiva una forte scossa che lo faceva immediatamente desistere. Il filo era elettrificato!!!

I suoi tentativi di valicare quel confine, diventarono sempre meno frequenti, fino a che si persuase di non poterlo oltrepassare.

L’allevatore, che aveva già utilizzato molte volte questa tecnica, capì che Bianco era ormai rassegnato. Così decise che fosse il momento di togliere il filo elettrificato. Sapeva che il cavallo non avrebbe più provato a fuggire; ormai aveva interiorizzato quelle barriere nella sua testa.

L’allevatore aveva ragione, il cavallo non provò nemmeno ad avvicinarsi al perimetro del recinto.

Bianco volle convincersi che l’area nella quale era confinato, gli aveva salvato la vita; certamente lo avrebbe tenuto al sicuro dai numerosi predatori che avrebbe dovuto fronteggiare se fosse stato ancora libero.

Egli non poteva rendersi conto che quella recinzione, non avrebbe impedito alle sue paure più intime di entrarvi, ne poteva immaginare che l’opportunità per riconquistare la libertà, potesse arrivare proprio da tali paure.

Non avrebbe mai provato a fuggire se non fosse stato spaventato dalla vista di un lupo proprio all’interno di quel luogo, che egli stesso aveva considerato impenetrabile. La belva lo spinse a muoversi, istintivamente, verso quel limite illusorio.

Bianco si trovò, senza rendersene conto, oltre il perimetro e comprese che il recinto che lo aveva bloccato per così tanto tempo, era sparito. Il filo elettrizzato doveva essere stato tolto, ma l’angoscia di sperimentare la frustrazione del fallimento e la paura del dolore lo avevano tenuto imprigionato.

Quando finalmente realizzò quello che era successo, cominciò a correre fortissimo, come non aveva mai fatto prima!

Provò nuovamente la meravigliosa sensazione del vento fresco e fu finalmente libero.

Avrebbe ancora potuto cibarsi dell’erba nei pascoli sconfinati e bere la fresca acqua corrente dei ruscelli.

Fu fiero di tenere testa alle sue paure per il suo bene più prezioso….la libertà.

Dott. Antonio Schiavone

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